In questi giorni di chiusura forzata in casa, mi vengono in mente alcune sensazioni già provate quando ho attraversato l’Oceano Atlantico nel 2014: senso di libertà, ansia di farsi male oppure di ammalarsi, paura che arrivi una tempesta difficile da gestire, tanto tempo per sé da dover amministrare restando chiusi in pochi metri quadrati, speranza – tanta speranza – ed eccitazione di vedere presto la terra ferma all’orizzonte.
Insomma, in questo momento ho deciso che la mia casa è come la mia barca che attraversa l’oceano, un oceano interiore pieno di sensazioni. Queste sensazioni le voglio vivere tutte e ve le voglio raccontare. Nel 2014 eravamo in 7 a compiere l’impresa della traversata atlantica, oggi – in casa – siamo in due, io e mia figlia. Arriveremo dall’altra parte? Riusciremo presto a toccare terra come sei anni fa?
Mi ricordo che all’epoca, all’arrivo ci fu tanta festa e un brindisi per essere riusciti ad attraversare tanto mare e a percorrere tutte quelle miglia sani e salvi.
Sarà così alla fine del nostro percorso, in questa lotta per sconfiggere il Covid-19. Quando ce l’avremo fatta usciremo tutti di casa e sarà una festa, un’enorme festa, ma questa volta non saremo solo in sette, come a bordo della mia barca, né in due come a casa mia adesso, ma il mondo intero… e spero che questo giorno arrivi presto.
Quando ero in oceano ricordo che il mio tempo era dilatato e la vita scorreva regolare, un po’ come adesso. Si leggeva tanto nei cambi di turno, soprattutto quando ero in stand-by. Si cucinava tanto, direi tantissimo, ci dovevamo nutrire in sette per tre pasti al giorno, più spuntini vari diurni e notturni durante le ore di turno.
Si panificava spesso perché in mezzo al mare – si sa – non ci sono panifici. Poi si pescava per ore.
Ore di turno al timone guardando all’orizzonte e scrutando il mare ed il cielo cogliendo i segni in anticipo per l’arrivo di tempeste e groppi di vento per adeguare la velatura. Continue regolazioni e cambi di vele per cercare di guadagnare la velocità giusta per accorciare giorno per giorno le miglia che ci separavano dall’arrivo.
Il momento di condivisione con il mondo esterno era l’appuntamento radio con amici a terra e con gli altri marinai in mezzo all’oceano, potevi comunicare la tua posizione e raccontare la giornata e in più ricevere notizie dalla terra ferma.
Un po’ come sta accadendo in questo periodo di immobilità forzata, che sappiano sarà temporaneo e che quando finirà proveremo un gran sollievo.
In casa come in mare attraversiamo un oceano interiore.
Simona Coppeto
Sea sail founder
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